La neve cadeva lenta, come un manto di silenzio che cercava di soffocare ogni rumore, ogni traccia di vita. Era l’alba di una mattina di gennaio quando Elena ricevette quella telefonata che avrebbe cambiato per sempre la sua esistenza. La voce dall’altra parte del telefono era monotona, quasi disumana, e trasmetteva la terribile notizia senza esitazione: Marco era morto. Il suo Marco, l’uomo che amava, il soldato coraggioso, se n’era andato per sempre. “Suicidio”, dissero. Ma qualcosa dentro di lei si ribellava a quella parola. Non c’era spazio per il suicidio nel cuore di Marco, non con i loro progetti, i loro sogni.
In quel momento, davanti alla finestra appannata, Elena vide la neve che continuava a scendere, bianca e fredda. Una parte di lei si sentiva come quella neve: fredda, immobile. Ma un’altra parte, una parte più profonda, si sentiva macchiata. Macchiata dal sangue di Marco, dalla verità che lei sapeva doveva esistere da qualche parte. Da quel giorno, la neve non era più solo bianca. Il suo candore era stato irrimediabilmente macchiato di rosso. E la sua ricerca della verità era appena cominciata.
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