L’Ultimo Grido del West

L’Ultimo Grido del West

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Capitolo 1: La Città Fantasma di Red Rock

Jack McAllister strinse le redini del suo cavallo mentre attraversava la pianura polverosa. Il sole del tardo pomeriggio ardeva sopra di lui, proiettando lunghe ombre sul terreno arido. Di fronte a lui, all’orizzonte, si profilavano le sagome degli edifici abbandonati di Red Rock. La città era un tempo un fiorente avamposto minerario, ma ora era solo un ricordo sbiadito di ciò che era stata. Il vento soffiava tra le vie deserte, sollevando piccoli vortici di polvere che danzavano nel vuoto.

Jack non era uno sconosciuto a queste terre. Aveva trascorso la sua vita da un luogo all’altro, sempre in cerca di qualcosa che lo tenesse legato a questo mondo. Ma Red Rock non era come le altre città che aveva visitato. Qui, ogni angolo sembrava custodire un segreto, ogni edificio sembrava sussurrare storie dimenticate.

Sceso da cavallo, Jack legò le redini a un palo arrugginito. Fece qualche passo, il suono dei suoi stivali risuonava nell’aria immobile. Si fermò davanti a un vecchio saloon, le porte a battente oscillavano leggermente, mosse da una brezza invisibile. Spinse una delle porte ed entrò.

L’interno era buio e freddo, un contrasto netto con il calore opprimente dell’esterno. Il bancone del bar era coperto di polvere, e alcune bottiglie vuote giacevano a terra, infrante. Jack si avvicinò a un tavolo rovesciato, lo rimise in piedi e si sedette, contemplando il silenzio.

“Che cosa ti ha portato qui, vecchio mio?” sussurrò tra sé e sé. Ma la risposta non venne. Sapeva però che in quella città c’era qualcosa che doveva scoprire, un frammento del suo passato che lo tormentava da troppo tempo.

Un rumore improvviso lo fece voltare di scatto. Una figura apparve nell’ombra, un vecchio dal viso segnato dal tempo, con occhi che sembravano conoscere troppo del mondo. “Non ci sono più molti che passano da queste parti”, disse l’uomo, con una voce bassa e graffiante.

“Sto cercando risposte,” rispose Jack, senza distogliere lo sguardo. “E ho sentito che Red Rock è il posto giusto per trovarle.”

Il vecchio sorrise amaramente. “Le risposte non sono mai semplici, soprattutto qui. Ma forse troverai ciò che cerchi… o forse no.”

Jack rimase in silenzio, guardando l’uomo sparire di nuovo nell’ombra. Sapeva che non sarebbe stata una ricerca facile, ma era determinato a scoprire la verità. E quella città fantasma, con i suoi segreti nascosti, sarebbe stata solo il primo passo.

Capitolo 2: Il Duello all’Alba

Il sole non era ancora sorto quando Jack McAllister uscì dal piccolo albergo polveroso dove aveva trascorso la notte. L’aria del mattino era fresca, ma carica di tensione. La piazza principale di Red Rock era deserta, se non fosse per il suono dei propri passi e lo scricchiolio delle assi sotto gli stivali. Le ombre lunghe e le luci fioche delle stelle sopra di lui aggiungevano un senso di incertezza a ogni movimento.

Il duello era stato fissato all’alba. Non c’erano spettatori, nessuna folla per assistere alla scena. Solo Jack e l’uomo che aveva sfidato a morte. Il suo avversario era un vecchio nemico, un fuorilegge noto come Cole Henderson, che una volta era stato uno degli uomini più temuti del West. Le loro strade si erano incrociate più volte nel passato, e ora, finalmente, si sarebbero affrontati in un duello che avrebbe segnato la fine di una storia di sangue e vendetta.

Jack si fermò al centro della strada principale, la mano destra appoggiata sul calcio della sua Colt, sentendo il peso del metallo freddo contro la pelle. Sentiva il cuore battere forte, ma il suo respiro era calmo e regolare. Questo era il suo mondo, il suo destino.

Dall’altra parte della strada, Cole Henderson apparve dall’ombra, con il suo sguardo tagliente e il cappello calcato sugli occhi. Era un uomo duro, segnato da anni di crimini e battaglie. La cicatrice sulla guancia sinistra era un ricordo di uno dei tanti scontri a fuoco che aveva affrontato. Ma oggi, sembrava ancora più pericoloso, come una bestia ferita che non aveva nulla da perdere.

I due uomini si fissarono, la tensione nell’aria era palpabile. Non c’erano parole da scambiare, solo sguardi che dicevano tutto. Il mondo sembrava fermarsi per un attimo, mentre il primo raggio di sole faceva capolino all’orizzonte.

Jack non attese oltre. In un lampo, la sua mano si mosse con una velocità fulminea, afferrando la pistola e sparando. Il colpo risuonò nell’aria ferma del mattino, seguito da un altro sparo. Per un istante, tutto sembrò sospeso, come se il tempo stesso avesse smesso di scorrere.

Cole Henderson si portò la mano al petto, lo sguardo di sfida nei suoi occhi si spense mentre cadeva lentamente a terra. Jack rimase immobile, la pistola ancora fumante nella mano, gli occhi fissi sul corpo ormai senza vita del suo nemico.

Il sole era ormai sorto, illuminando la scena con una luce calda e dorata. Jack sapeva che la vendetta non avrebbe cambiato nulla, ma il duello era finito. E con esso, una parte del suo passato. Ora, doveva solo voltarsi e continuare il suo cammino, perché il West non era un posto dove ci si poteva fermare a lungo.

Capitolo 3: La Leggenda di Billy the Kid

Le storie di Billy the Kid risuonavano in tutto il West, passando di bocca in bocca nei saloon, nei ranch e tra i fuorilegge che percorrevano quelle terre selvagge. Alcuni lo consideravano un eroe, altri un diavolo incarnato, ma per tutti era una leggenda vivente. Jack McAllister aveva sentito parlare di lui per tutta la vita, e ogni volta che si trovava a pensare alla sua propria esistenza, non poteva fare a meno di confrontarla con quella figura sfuggente.

Billy era nato William H. Bonney, un ragazzo cresciuto troppo in fretta in un mondo troppo duro. La sua infanzia era stata segnata dalla violenza e dalla perdita, e prima ancora di compiere diciassette anni, aveva già preso in mano una pistola, diventando uno dei pistoleri più temuti e ricercati del West. Ma la sua fama non derivava solo dalla sua abilità con la pistola; era la sua audacia, la sua scaltrezza e la sua capacità di sfuggire alla legge che lo avevano reso una leggenda.

Jack si trovava seduto vicino a un fuoco da campo, in una notte stellata. Il cielo sopra di lui era un mare di stelle brillanti, e il crepitio delle fiamme accompagnava i suoi pensieri. Accanto a lui, un vecchio cowboy raccontava una delle tante storie su Billy the Kid, la sua voce bassa e rauca, come se stesse confidando un segreto.

“Si dice che Billy avesse il diavolo dentro,” iniziò l’uomo, gettando un ciocco di legno nel fuoco. “Una volta, lo sceriffo Pat Garrett gli diede la caccia per giorni, ma Billy riusciva sempre a sfuggirgli, come se avesse ali al posto dei piedi. Era veloce con la pistola, certo, ma era anche astuto. Sapeva quando attaccare e quando nascondersi.”

Jack ascoltava in silenzio, riflettendo su quelle parole. Lui stesso aveva vissuto una vita difficile, ma non era mai stato come Billy. Forse perché, nonostante tutto, Jack cercava ancora un po’ di giustizia in quel mondo spietato, mentre Billy sembrava essersi arreso all’idea che non ci fosse altro che caos e sopravvivenza.

“Ma alla fine,” continuò il vecchio, “anche Billy the Kid è stato fermato. Pat Garrett lo trovò in una notte senza luna, e con un solo colpo lo mandò dritto all’inferno, o almeno così dicono. Alcuni pensano che Billy sia ancora là fuori, che sia riuscito a ingannare anche la morte.”

Jack scosse la testa, gettando uno sguardo verso il fuoco. Sapeva che le leggende erano spesso esagerate, ma in quelle storie c’era sempre un fondo di verità. Billy the Kid era stato un uomo reale, un simbolo di ciò che il West poteva fare a un’anima, e Jack non poteva fare a meno di chiedersi se il suo destino sarebbe stato diverso.

“Non sono Billy the Kid,” mormorò tra sé, “e non voglio esserlo. Ma in questo West selvaggio, a volte non è facile capire chi siamo davvero.”

La notte continuò a scorrere lenta, con il fuoco che si spegneva gradualmente e i pensieri di Jack che si perdevano nelle ombre.

Capitolo 4: Il Tesoro di El Diablo

La leggenda del Tesoro di El Diablo era una di quelle storie che si raccontavano nei saloon, tra un bicchiere di whisky e un gioco di carte. Un tesoro nascosto da qualche parte nel deserto del Sud-Ovest, protetto da maledizioni antiche e da spiriti inquieti. La gente ne parlava sottovoce, ma nessuno aveva mai osato cercarlo davvero. Nessuno, tranne Jack McAllister.

Dopo aver lasciato Red Rock, Jack si trovò con una mappa tra le mani, una pergamena antica e sbiadita che aveva recuperato da un vecchio minatore morente. Quell’uomo, con l’ultimo respiro, gli aveva sussurrato: “Il Tesoro di El Diablo… non è fatto d’oro, ma di qualcosa di molto più prezioso. Qualcosa che nessun uomo dovrebbe mai trovare.”

Jack non era uno che si faceva scoraggiare da storie di fantasmi o maledizioni. Se c’era qualcosa di prezioso là fuori, lui voleva trovarlo, anche se significava affrontare i pericoli che avrebbero spezzato un uomo comune. Così, con la mappa ben custodita nella tasca della sua giacca, si avventurò nelle profondità del deserto.

Le giornate erano lunghe e roventi, con il sole che batteva senza pietà sulla sabbia dorata. Le notti erano fredde e silenziose, con il vento che sibilava tra le rocce, portando con sé il canto lontano dei coyote. Jack cavalcava in solitudine, seguendo la mappa, interpretando i segni misteriosi che indicavano il cammino.

Dopo giorni di marcia, finalmente giunse a una gola nascosta, protetta da alte pareti rocciose. La mappa indicava chiaramente quel luogo come la destinazione finale. Al centro della gola, tra due enormi colonne di pietra scolpite dal vento, c’era una grotta. L’entrata era oscura, come la bocca di una bestia che aspettava solo di inghiottirlo.

Jack smontò da cavallo, accese una torcia e si avvicinò con cautela. Ogni passo rimbombava nella grotta, amplificato dall’eco delle pareti. L’aria era fredda e umida, un contrasto netto con il calore esterno. Man mano che si addentrava, la luce della torcia rivelava antichi disegni sulle pareti, immagini di guerrieri e demoni, come se quella fosse stata una tomba sacra di qualche civiltà dimenticata.

Infine, raggiunse una camera interna, un ampio spazio circolare con un altare al centro. Sul pavimento, uno scrigno d’oro scintillava alla luce della torcia, ricoperto di gioielli e monete che avrebbero potuto comprare un regno intero. Ma ciò che colpì Jack non fu il tesoro, bensì l’iscrizione sull’altare.

“In questo luogo giace il Cuore di El Diablo. Colui che lo prende, perde la sua anima.”

Jack sapeva che avrebbe dovuto andarsene, lasciare quel luogo maledetto senza toccare nulla. Ma il richiamo del tesoro era troppo forte. Non poteva ignorarlo. Con un respiro profondo, si avvicinò allo scrigno e lo aprì.

All’interno, oltre alle ricchezze, c’era un piccolo cristallo rosso, pulsante di una luce propria, come se avesse vita. Jack sentì un brivido correre lungo la schiena, ma prese il cristallo tra le mani. Immediatamente, una sensazione di gelo lo pervase, come se qualcosa di oscuro avesse afferrato la sua anima.

Quella notte, Jack lasciò la grotta con il tesoro, ma una parte di lui rimase per sempre lì dentro. Il Cuore di El Diablo non era solo una leggenda. Era un simbolo del potere oscuro che si nascondeva in quei luoghi antichi, e Jack avrebbe presto scoperto che ogni tesoro ha un prezzo.

Capitolo 5: La Cavalcata della Vendetta

Il deserto non perdona. Ogni passo sulla sabbia infuocata sembra rubare un po’ della tua forza, ogni giorno di viaggio sfianca il corpo e la mente. Ma Jack McAllister non sentiva più la fatica. Era guidato da qualcosa di più potente, qualcosa che ardeva dentro di lui come il sole a picco sopra la sua testa: la vendetta.

Dopo aver lasciato la grotta di El Diablo con il tesoro maledetto, Jack si era diretto a Silver Creek, un piccolo avamposto situato ai margini del deserto. Lì, aveva scoperto che l’uomo che lo aveva tradito e condannato a questa vita di solitudine e violenza era ancora vivo e vegeto. Non solo, aveva anche usurpato un ranch e messo su una banda di tagliagole, diventando un potente fuorilegge.

Jack non poteva permettere che un traditore come lui continuasse a vivere impunito. Così, senza perdere tempo, sellò il suo cavallo e partì all’inseguimento del suo nemico. La vendetta era l’unica cosa che lo teneva in piedi, l’unico scopo che gli dava la forza di andare avanti.

Attraversò il deserto in un giorno e una notte, senza mai fermarsi, senza mai dormire. I suoi pensieri erano fissi su quell’uomo, su quel volto che si era impresso nella sua mente come una cicatrice. Riusciva a sentire il peso del cristallo rosso di El Diablo, nascosto nella sua sacca, che sembrava pulsare di un’energia oscura, alimentando la sua rabbia.

Quando finalmente arrivò alle porte del ranch, la notte stava calando. La luna era alta nel cielo, e un silenzio innaturale avvolgeva la valle. Jack si fermò sul crinale di una collina, osservando le luci del ranch in lontananza. Sapeva che sarebbe stata una battaglia difficile, ma non era preoccupato. Era pronto a tutto, anche a morire, purché portasse a termine la sua vendetta.

Scese silenziosamente dalla collina e si avvicinò all’entrata del ranch. Le guardie erano poche e distratte, facili prede per la sua mira infallibile. In pochi minuti, le prime sentinelle erano già a terra, senza emettere un suono. Jack si muoveva come un’ombra, colpendo con precisione, senza esitazione.

Raggiunse la casa principale, dove sapeva che avrebbe trovato il suo nemico. Spinse la porta con calma e la trovò aperta, come se qualcuno lo stesse aspettando. Entrò, il cuore che batteva forte, ma non per paura. Era l’eccitazione della caccia, il desiderio di giustizia, di chiudere finalmente quel capitolo oscuro della sua vita.

Nella stanza principale, seduto su una sedia di fronte al camino, c’era l’uomo che cercava. Il traditore alzò lo sguardo e lo vide. Sorrise, ma non era un sorriso di benvenuto, bensì uno di disprezzo.

“Sapevo che saresti venuto,” disse l’uomo con voce roca. “Ma non ti aspettare di uscirne vivo.”

Jack non rispose. Estrasse la sua Colt e mirò dritto al cuore del suo nemico. Il tempo sembrò rallentare, il fuoco nel camino crepitava, e tutto il mondo si ridusse a quell’unico momento.

“Questo è per tutto il sangue che hai versato,” disse Jack infine, prima di premere il grilletto.

Il colpo risuonò nella notte, seguito dal rumore sordo del corpo che cadeva a terra. La vendetta era compiuta, ma Jack sentì solo un vuoto dentro di sé. Non c’era sollievo, non c’era pace. La sua anima era ormai legata a qualcosa di oscuro, e non c’era via di ritorno.

Rimase lì per qualche istante, osservando il cadavere del suo nemico, prima di girarsi e uscire. La notte era fredda e silenziosa, e mentre Jack cavalcava via dal ranch, sapeva che la sua storia non era ancora finita. Qualcosa di più grande e pericoloso lo attendeva all’orizzonte.

Capitolo 6: L’Ultimo Treno per Santa Fe

Il treno per Santa Fe era l’unica via di fuga da quel mondo di violenza e sangue. Jack McAllister lo sapeva bene. Dopo aver portato a termine la sua vendetta, si era reso conto che la sua vita non poteva continuare così. Doveva lasciarsi tutto alle spalle, sparire in una nuova città, lontano da chiunque lo conoscesse. E Santa Fe sembrava il posto giusto.

Il treno stava per partire all’alba, e Jack si trovava su una collina che dominava la stazione, osservando i preparativi. Aveva bisogno di tempo per pensare, per capire se quella fosse davvero la scelta giusta. Ma non c’era tempo. Sapeva che la banda del traditore che aveva ucciso avrebbe presto scoperto cosa era successo, e quando l’avrebbero fatto, lo avrebbero cercato ovunque.

Scese dalla collina e si avvicinò alla stazione. C’era una strana quiete nell’aria, un silenzio che non prometteva nulla di buono. Jack salì a bordo del treno e trovò un posto vicino a una finestra. Guardò fuori, cercando di scorgere qualsiasi segno di pericolo, ma tutto sembrava tranquillo. Troppo tranquillo.

Il treno iniziò a muoversi, emettendo un fischio acuto che ruppe il silenzio dell’alba. Jack chiuse gli occhi per un momento, cercando di rilassarsi, ma non ci riuscì. Qualcosa non andava. E fu allora che li vide: un gruppo di uomini a cavallo, che emergeva dalla foschia del mattino, lanciandosi all’inseguimento del treno.

Erano la banda del traditore, pronti a vendicare la sua morte. Jack si alzò di scatto, afferrando la sua pistola. Sapeva che non avrebbe avuto scampo se non avesse agito in fretta. Uscì dal vagone e salì sul tetto del treno, dove il vento gelido del mattino gli sferzava il viso. Da lì, poteva vedere i banditi avvicinarsi sempre di più, le pistole già pronte.

Il treno accelerava, ma i banditi erano più veloci. In pochi minuti, furono affiancati, e i primi colpi di pistola risuonarono nell’aria. Jack rispose al fuoco, cercando di respingere gli assalitori, ma erano troppi. La situazione era disperata, ma Jack non era un uomo che si arrendeva facilmente.

Con un salto audace, si lanciò sul cavallo di uno dei banditi, colpendolo e facendolo cadere. Ora aveva un cavallo e poteva combattere a parità di condizioni. Continuò a sparare, colpendo uno dopo l’altro i suoi nemici, mentre il treno sfrecciava verso l’orizzonte.

La battaglia durò solo pochi minuti, ma sembrò un’eternità. Alla fine, solo Jack rimase in piedi, i corpi dei banditi sparsi lungo la ferrovia. Il treno continuava la sua corsa, ormai lontano dalla minaccia. Jack rimase a cavallo, guardando il treno allontanarsi, sapendo che non avrebbe mai raggiunto Santa Fe. Non c’era posto in questo mondo dove potesse trovare pace.

Si voltò e galoppò verso l’ignoto, consapevole che il West non aveva ancora finito con lui.

Capitolo 7: L’Assedio al Ranch di Silver Creek

Silver Creek era una fortezza naturale, un luogo difficile da raggiungere e ancora più difficile da conquistare. Il ranch si trovava al centro di una valle circondata da montagne rocciose e boschi fitti, un rifugio perfetto per chi voleva sfuggire alla legge. Ma quella sera, non sarebbe stato abbastanza.

Jack McAllister, ormai un uomo con poche speranze e molti nemici, si ritrovò di nuovo coinvolto in una battaglia per la sopravvivenza. Dopo la sua fuga dal treno, aveva cercato rifugio a Silver Creek, dove un vecchio amico gli aveva offerto ospitalità. Ma la tranquillità durò poco.

La banda dei predoni che avevano già cercato di fermarlo sul treno non si era arresa. Erano determinati a catturarlo, vivi o morti. E avevano deciso di assediare il ranch, tagliando ogni via di fuga e aspettando il momento giusto per attaccare.

Jack e i pochi uomini del ranch prepararono le difese, sapendo che sarebbe stata una lunga notte. Barricarono le porte e le finestre, prepararono munizioni e cibo, e si sistemarono in posizioni strategiche per respingere l’attacco. Le donne e i bambini furono nascosti in una cantina sicura, lontano dal pericolo.

Quando la notte calò, il silenzio fu rotto solo dal rumore del vento tra gli alberi. Ma tutti sapevano che quel silenzio non sarebbe durato a lungo. I predoni erano là fuori, nascosti tra le ombre, pronti a colpire.

Il primo attacco arrivò senza preavviso. Una pioggia di proiettili colpì il ranch, infrangendo finestre e scheggiando le pareti di legno. Gli uomini risposero al fuoco, sparando alla cieca verso le sagome indistinte che si muovevano nella notte. Il rumore della battaglia rimbombava nella valle, un suono che sembrava venire dall’inferno stesso.

Jack era in prima linea, sparando con freddezza e precisione. Ogni colpo che partiva dalla sua Colt trovava un bersaglio, ma i nemici sembravano infiniti. Non si fermavano, non arretravano. Erano determinati a prendere quel ranch e a uccidere chiunque si mettesse sulla loro strada.

Le ore passavano, e la situazione diventava sempre più disperata. Le munizioni iniziavano a scarseggiare, e molti degli uomini erano stati feriti o uccisi. Jack sapeva che non potevano resistere ancora a lungo. Doveva fare qualcosa, e in fretta.

Decise di uscire dal ranch e affrontare i predoni direttamente. Era una mossa rischiosa, ma non c’erano alternative. Con un piccolo gruppo di uomini, aprì una breccia nelle difese e si lanciò contro i nemici, urlando come un demone scatenato.

La sorpresa fu totale. I predoni non si aspettavano un contrattacco così audace, e molti di loro furono abbattuti prima ancora di rendersi conto di cosa stava succedendo. Jack e i suoi uomini combatterono come leoni, respingendo i nemici e costringendoli a ritirarsi.

Alla fine, quando l’alba illuminò la valle, il ranch di Silver Creek era ancora in piedi. Jack, esausto e ferito, si sedette sui gradini della veranda, guardando il sole sorgere. Sapeva che quella vittoria aveva un costo. Aveva perso molti amici, e la sua anima era ormai appesantita da troppi fantasmi.

Ma per ora, almeno, era ancora vivo. E in quel mondo selvaggio, questo era tutto ciò che poteva chiedere.

Capitolo 8: Il Tramonto del West

Il West stava cambiando. Le grandi praterie, un tempo dominio di mandrie di bisonti e uomini liberi, ora vedevano sorgere città e ferrovie. L’era dei pistoleri, dei banditi e delle cavalcate sotto il cielo infinito stava finendo. E Jack McAllister lo sapeva bene.

Dopo la battaglia di Silver Creek, Jack aveva vagato senza meta per settimane, cercando di dare un senso alla sua vita. Ma il West non aveva più posto per uomini come lui. Ogni città che incontrava sembrava essere un pezzo di un puzzle che non riusciva più a capire. La modernità stava prendendo il sopravvento, e Jack si sentiva come un relitto del passato, un uomo senza tempo né luogo.

Si trovava ora in una piccola città senza nome, all’estremità della ferrovia. Era una delle ultime stazioni prima che la linea si perdesse nel deserto, e la città stessa sembrava un fantasma di ciò che un tempo era stato il West. Gli edifici di legno erano vecchi e malandati, le strade erano coperte di polvere, e i pochi abitanti erano più ombre che persone.

Jack entrò in un saloon, cercando un po’ di riparo dal caldo soffocante. Il posto era quasi vuoto, solo un paio di uomini seduti al bancone, con i cappelli calati sugli occhi. Il barista gli fece un cenno e gli versò un bicchiere di whisky senza dire una parola.

Jack si sedette a un tavolo in un angolo, sorseggiando lentamente la bevanda. Guardava fuori dalla finestra, osservando il sole che cominciava a calare. C’era qualcosa di solenne in quel tramonto, qualcosa che parlava di fine, di addii. Era come se il West stesso stesse dicendo addio a Jack, e lui sapeva che era tempo di lasciarsi tutto alle spalle.

Ma proprio mentre si preparava a finire il suo drink e andarsene, la porta del saloon si aprì, e una figura entrò. Era un giovane, con gli occhi pieni di determinazione e il passo sicuro. Si avvicinò a Jack, fermandosi a pochi passi da lui.

“Sei Jack McAllister?” chiese il giovane, con una voce che non tradiva emozioni.

Jack lo guardò per un momento, poi annuì lentamente. “Sì, sono io. E tu chi sei?”

“Mi chiamo Tom. Tom Harrison. Sto cercando qualcuno che mi insegni a vivere nel West. Ho sentito parlare di te… e so che sei l’uomo giusto per farlo.”

Jack sorrise amaramente. “Il West non è più quello di una volta, ragazzo. Non c’è più nulla da insegnare.”

“Questo lo deciderò io,” rispose Tom, con una sfida nello sguardo.

Jack rimase in silenzio per un po’, riflettendo su quelle parole. Forse, dopo tutto, il West non era ancora morto. Forse c’era ancora speranza, una possibilità per una nuova generazione di trovare il proprio posto in quelle terre selvagge.

“Va bene,” disse infine, alzandosi. “Ma ti avverto, non sarà facile.”

Tom sorrise. “Non mi aspetto che lo sia.”

I due uscirono dal saloon insieme, camminando verso il tramonto. Il cielo era una tavolozza di colori, con il sole che spariva lentamente dietro le montagne. Jack si sentiva strano, quasi come se stesse dicendo addio a una parte di sé, ma allo stesso tempo, qualcosa di nuovo stava nascendo dentro di lui.

Il West stava cambiando, ma non era ancora finito. E mentre camminava accanto a Tom, Jack capì che forse c’era ancora qualcosa per cui valeva la pena lottare. Non per il passato, ma per il futuro.

E così, mentre il sole calava e il West si tingeva dei colori della notte, Jack McAllister continuava a cavalcare. Non più da solo, ma con un giovane al suo fianco, pronto ad affrontare il nuovo mondo che li attendeva. Il West non era finito, non ancora.


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