Il vento accarezzava le torri del palazzo reale, trasportando il profumo delle rose del giardino fino alle finestre della camera della principessa. Alina fissava il cielo notturno, le stelle che brillavano lontane come frammenti di un mondo a cui non apparteneva. Da bambina, quelle stesse stelle le avevano raccontato storie di avventure, di libertà, di amori impossibili che finivano sempre con un lieto fine. Ora, però, guardarle le faceva male, come se ogni luce fosse un promemoria di ciò che non avrebbe mai avuto.
La sua vita era già scritta, un copione tracciato da mani che non erano le sue. Essere una principessa non era mai stato un dono, ma una responsabilità che si portava addosso come un abito troppo stretto. Doveva sposare il principe Henrik, un uomo che non conosceva e non amava, per sigillare un’alleanza tra regni. Doveva essere perfetta, devota, silenziosa. Doveva essere tutto ciò che non sentiva di essere.
Quella sera, mentre il silenzio del palazzo la circondava, Alina fece una promessa a se stessa.
Non avrebbe più vissuto una vita che non le apparteneva.
Con un ultimo sguardo alla stanza che era stata la sua prigione dorata, Alina si voltò verso il futuro. Un futuro sconosciuto, pericoloso forse, ma finalmente suo.
Quella notte, la principessa fuggì, lasciandosi alle spalle il peso della corona per cercare qualcosa di vero.
Quella notte, iniziò una storia che avrebbe cambiato non solo il suo destino, ma anche il suo cuore.
Capitolo 1: La Gabbia Dorata
La luce filtrava dalle alte finestre della sala del trono, riflettendosi sui marmi lucidi e sui candelabri dorati. Alina avanzava a passi lenti lungo il corridoio, con il cuore che le pesava nel petto. La vita di corte era un teatro, pensava, e lei non era altro che un’attrice costretta a interpretare un ruolo.
Quando raggiunse la sala del consiglio, trovò il re, sua madre, e alcuni consiglieri riuniti attorno a un tavolo pieno di mappe e documenti. Le voci si abbassarono all’istante. Il re alzò lo sguardo, i suoi occhi freddi e pieni di autorità.
“Alina, siediti.”
Obbedì, anche se sapeva già cosa le avrebbero detto. La questione del suo matrimonio con il principe Henrik, erede del Regno del Nord, era l’argomento che dominava le conversazioni da settimane.
“La tua unione con Henrik garantirà la pace tra i nostri regni,” iniziò il re con voce solenne. “E rafforzerà le nostre risorse militari. È una questione di stato.”
“Non una questione d’amore,” mormorò Alina, le mani strette sul grembo.
La regina sbuffò, il tono severo. “L’amore è un lusso che una principessa non può permettersi.”
Quelle parole le rimasero impresse, come una condanna. Quando fu finalmente sola nella sua stanza, Alina guardò i suoi abiti eleganti, i gioielli scintillanti che avevano adornato il suo corpo fin da quando era bambina. Nulla di tutto ciò le apparteneva davvero.
Guardò fuori dalla finestra, dove il cielo si tingeva di arancione al tramonto. Il mondo là fuori sembrava così lontano, eppure così pieno di possibilità.
“Non posso restare,” sussurrò a se stessa.
E quella notte, con il cuore che le batteva forte nel petto, raccolse alcune cose essenziali: un abito semplice trovato tra i vestiti delle cameriere, un piccolo sacchetto di monete e un mantello scuro per nascondersi nell’oscurità. Poi scivolò fuori dalla sua stanza, muovendosi con cautela lungo i corridoi del palazzo.
Attraversò il giardino reale, fermandosi un momento per guardare le rose che tanto amava. Non sapeva quando, o se, le avrebbe mai più riviste. Poi si voltò e scomparve nella notte, lasciandosi alle spalle la gabbia dorata che l’aveva tenuta prigioniera.
Capitolo 2: Un Nuovo Inizio
Il villaggio era un luogo modesto, con strade polverose e casette di pietra e legno. Per Alina, ogni cosa era una scoperta: l’odore del pane appena sfornato che usciva dal forno di un panettiere, i bambini che correvano scalzi nei campi, le voci allegre che riempivano la piazza al mercato.
Quando arrivò alla taverna di Marta, era sfinita. Il viaggio dal palazzo l’aveva messa alla prova più di quanto avesse immaginato. Non aveva mai camminato tanto in vita sua, né dormito sotto le stelle.
Marta, una donna robusta con i capelli striati di grigio, la guardò con un misto di curiosità e diffidenza. “Cerchi lavoro?” chiese, asciugandosi le mani su un grembiule.
“Sì,” rispose Alina, cercando di sembrare sicura di sé. “Sono disposta a fare qualsiasi cosa.”
Marta la osservò per un lungo momento. “Non sembri abituata al lavoro duro.”
“Imparerò,” promise Alina. “Vi prego, ho bisogno di un posto dove stare.”
Con un leggero sospiro, Marta annuì. “Va bene. Ma ti avverto, non sarà facile. E se non lavori sodo, sei fuori.”
I giorni seguenti furono una prova continua. Alina non aveva mai pulito pavimenti, lavato piatti o servito clienti in vita sua. Ogni movimento sembrava impacciato, ogni compito una sfida. Ma si sforzava di imparare, osservando Marta e seguendo i suoi consigli.
Fu in uno di quei giorni, mentre cercava di portare un vassoio pieno di boccali, che incontrò Liam.
La taverna era piena di gente, e Alina cercava di farsi strada tra i tavoli. Ma un movimento sbagliato, e il vassoio si inclinò, facendo cadere i boccali a terra con un fragore.
Le risate esplosero tra i clienti, ma una voce maschile attirò la sua attenzione. “Dovresti chiedere un vassoio più piccolo la prossima volta.”
Alina si girò, trovandosi faccia a faccia con un giovane uomo dalla figura alta e robusta, con gli occhi scuri che la guardavano con un sorriso divertito.
“Non è così facile come sembra,” rispose lei, cercando di mantenere la calma mentre raccoglieva i pezzi.
Lui si accovacciò accanto a lei, aiutandola. “Hai ragione. Ma se vuoi un consiglio, evita di correre. La pazienza è la chiave.”
Lei lo guardò, sorpresa dalla sua gentilezza. “Grazie… ma chi sei tu per dare lezioni di pazienza?”
“Liam,” rispose, tendendole la mano. “Fabbro del villaggio. E tu?”
“Alina,” rispose, stringendogli la mano. “Una… nuova cameriera.”
Un sorriso divertito attraversò il viso di Liam. “Allora benvenuta. Vedrai, il villaggio ha il suo fascino.”
E, senza saperlo, aveva appena dato inizio a qualcosa che avrebbe cambiato le loro vite per sempre.
Capitolo 3: Lezioni di Vita
Il sole era alto nel cielo quando Alina si svegliò il giorno seguente. Il suono delle voci e il tintinnio di stoviglie provenienti dalla sala principale della taverna la spinsero a vestirsi in fretta. Marta non amava i ritardatari, e Alina non voleva già deludere la sua benefattrice.
Scese le scale a passo rapido, trovando Marta intenta a servire un gruppo di uomini rumorosi. “Alina, vieni qui!” la chiamò la locandiera senza neanche girarsi.
Si avvicinò con un sorriso incerto. “Sì, Marta?”
“La cucina ha bisogno di una mano. Prendi questo cesto e vai a prendere la legna dal retro. Muoviti!”
Alina annuì, afferrò il cesto e si diresse verso l’esterno. Il cortile dietro la taverna era un luogo modesto, ma pieno di dettagli nuovi ai suoi occhi: un piccolo orto ben curato, un cane che dormiva all’ombra, e una pila di tronchi da cui Marta probabilmente si aspettava che lei prendesse la legna.
Tentò di sollevare uno dei tronchi, ma era più pesante di quanto avesse immaginato. Dopo alcuni goffi tentativi, una voce profonda alle sue spalle la fece sobbalzare.
“Non esattamente il lavoro di una principessa, eh?”
Si girò di scatto e trovò Liam, con un sorriso divertito sulle labbra e le braccia incrociate sul petto.
“Io… non sono una principessa,” protestò, arrossendo leggermente.
Lui rise, avvicinandosi per aiutarla. “Certo che no. Ma hai il portamento di chi è abituato a comandare, non a portare tronchi.”
“Non mi sottovalutare,” rispose lei, tentando di sembrare risoluta.
Liam prese un tronco e lo sollevò con facilità, posandolo nel cesto. “Non ti sottovaluto, Alina. Ma sembri nuova a questo genere di cose. Lascia che ti mostri come fare.”
Le sue mani grandi e callose afferrarono un tronco, e Liam le spiegò come distribuirne il peso per sollevarlo senza sforzo eccessivo. Alina lo osservava attentamente, impressionata dalla sicurezza con cui si muoveva.
“Dovresti venire a lavorare con me in fucina,” disse Liam, con un sorriso ironico. “Almeno non dovresti preoccuparti di rompere boccali.”
“Molto divertente,” rispose Alina, ma non poté fare a meno di sorridere.
Quando terminarono, Liam le lanciò un’occhiata più seria. “Sai, non sei come le altre ragazze del villaggio. Sei… diversa.”
Alina distolse lo sguardo, temendo che lui potesse vedere troppo. “Forse è perché sono nuova qui. Nulla di speciale.”
Liam non insistette, ma il suo sguardo rimase su di lei un momento più a lungo del necessario prima di voltarsi e andarsene.
Capitolo 4: La Festa del Villaggio
Le settimane passarono, e Alina si abituò gradualmente alla vita del villaggio. I giorni erano lunghi e faticosi, ma c’era una gioia semplice in ciò che faceva. La sera, Marta raccontava storie delle persone che avevano attraversato la sua taverna negli anni, e Alina ascoltava con curiosità, imparando poco a poco cosa significasse vivere una vita senza privilegi.
Un giorno, Marta le parlò della festa annuale del villaggio. “È una tradizione. Tutti partecipano,” disse, mentre preparavano il pane. “Ci sarà cibo, musica e balli. E magari troverai qualcuno disposto a farti ballare.”
Alina rise, scuotendo la testa. “Non penso che qualcuno voglia ballare con me.”
Ma quando la sera della festa arrivò, si ritrovò circondata dall’energia contagiosa del villaggio. Le luci delle lanterne illuminavano la piazza centrale, mentre un gruppo di musicisti suonava una melodia allegra. I bambini correvano ovunque, e gli adulti si muovevano a tempo di musica, ridendo e chiacchierando.
Alina osservava tutto da un angolo, sentendosi un po’ fuori posto, quando una mano si posò sulla sua spalla.
“Non penserai di passare tutta la sera a guardare, vero?” Era Liam, con un sorriso sfacciato e un luccichio negli occhi.
“Io… non so ballare,” ammise lei, arrossendo.
“Non è difficile,” disse lui, porgendole la mano. “Segui il mio ritmo.”
Prima che potesse protestare, Liam la guidò verso il centro della piazza. La musica cambiò, e un ritmo più lento riempì l’aria. Liam posò una mano sulla sua schiena, conducendola con una grazia inaspettata.
“Vedi? Non è così male,” disse, guardandola negli occhi.
Alina sorrise, dimenticando per un momento le sue preoccupazioni. “Forse hai ragione.”
Mentre ballavano, il mondo intorno a loro sembrava svanire. Alina si sentiva libera, leggera, e per la prima volta in tanto tempo… felice.
Capitolo 5: Una Scoperta Inattesa
Il giorno dopo la festa, il villaggio sembrava ancora addormentato. La piazza, solitamente animata, era tranquilla e le strade erano deserte, salvo qualche bambino che giocava con una ruota di legno. Alina si affacciò alla finestra della stanza che Marta le aveva assegnato, osservando il sole che sorgeva lentamente. Sentiva ancora il calore della mano di Liam sulla sua mentre ballavano.
“Alina! La giornata non aspetta i tuoi sogni!” la voce di Marta la fece trasalire, riportandola alla realtà.
Scese le scale rapidamente, trovando Marta intenta a impastare il pane per la colazione. “Questa mattina servono più mani in cucina. Preparati, sarà una giornata lunga.”
Alina annuì, ma mentre prendeva un grembiule, la porta della taverna si aprì con un forte cigolio. Si voltò e trovò Liam sulla soglia, con il suo solito sorriso ironico.
“Non ti sei ancora stancata di questo posto?” chiese, entrando e appoggiandosi al bancone.
“Non tutti possono andare in giro a battere ferro tutto il giorno,” rispose Alina, alzando un sopracciglio.
“Parlando di battere ferro, Marta, ti serve qualche riparazione? O sono qui solo per la birra del mattino?”
Marta gli lanciò un’occhiata, sorridendo. “Sei qui per aiutare Alina. Portala con te oggi, così impara qualcosa di utile.”
Alina lo guardò, sorpresa. “Cosa? Io? In fucina?”
Liam ridacchiò. “Non ti preoccupare, non ti lascerò fare troppo. Vieni, sarà divertente.”
Alina, inizialmente titubante, seguì Liam fino alla sua bottega, un edificio semplice ma robusto, con una grande ciminiera da cui usciva un sottile filo di fumo. L’interno era caldo e pieno di attrezzi e pezzi di metallo di varie forme e dimensioni.
Mentre Liam le mostrava come tenere un martello e modellare un pezzo di ferro, Alina si rese conto di quanto fosse abile nel suo lavoro. Ogni movimento era preciso, ogni colpo carico di forza e concentrazione. La passione di Liam per quello che faceva era evidente, e Alina si sentiva ispirata dalla sua dedizione.
“Non sei male per essere una principessa,” disse improvvisamente Liam, senza guardarla.
Alina smise di martellare, il cuore che le balzava in petto. “Perché continui a chiamarmi così?”
Lui si girò, appoggiando il martello. “Perché non sembri una di noi. E non parlo solo del modo in cui lavori. Parlo di come ti muovi, come parli. Chi sei davvero, Alina?”
Il silenzio calò nella bottega, interrotto solo dal crepitio del fuoco. Alina si girò, evitando il suo sguardo. “Sono solo… qualcuno che cerca di vivere una vita diversa.”
Liam non insistette, ma il suo sguardo rimase su di lei, carico di domande non dette.
Capitolo 6: L’Inizio di un Legame
Quella sera, Alina era seduta su un tronco dietro la taverna, osservando il cielo stellato. La giornata in fucina l’aveva stancata, ma non riusciva a smettere di pensare a Liam. Era così diverso da chiunque avesse conosciuto: diretto, onesto, eppure anche protettivo in un modo che la faceva sentire al sicuro.
“Ti sei già addormentata lì fuori?”
La voce di Liam la fece sorridere. Si voltò e lo vide avvicinarsi con due bicchieri di sidro.
“Non potevo addormentarmi senza il rumore del tuo martello,” rispose, accettando uno dei bicchieri.
Si sedettero in silenzio per un momento, osservando il cielo. Poi Liam parlò, la voce più seria. “Sai, non ho sempre vissuto qui. Mio padre era un fabbro in una città lontana. Quando ero un ragazzo, abbiamo perso tutto a causa della guerra. Siamo venuti qui per ricominciare.”
“Deve essere stato difficile,” disse Alina, guardandolo.
“L’ho odiato per molto tempo,” ammise. “Ma poi ho capito che non era colpa sua. Ha fatto del suo meglio per darmi una vita migliore.”
Alina abbassò lo sguardo. “Anche io ho perso molto,” disse, la voce appena un sussurro.
Liam si voltò verso di lei, ma non la interruppe.
“Non sempre si può scegliere la vita che si vuole,” continuò. “Ma qui… qui sembra diverso. È semplice, ma vero.”
Liam annuì. “A volte le cose semplici sono le più importanti.”
Il loro sguardo si incontrò, e per un momento il mondo sembrò fermarsi. Poi Alina distolse lo sguardo, il cuore che batteva forte.
“È tardi. Dovremmo andare,” disse, alzandosi in fretta.
“Alina,” la fermò Liam, alzandosi anche lui. “Qualunque cosa tu stia cercando di nascondere… quando sarai pronta, io ascolterò.”
Lei annuì, senza rispondere, e si allontanò. Ma quella sera, mentre si coricava, si rese conto che stava iniziando a fidarsi di Liam più di quanto avrebbe mai pensato possibile.
Capitolo 7: L’Ombra del Passato
I giorni scorrevano tranquilli nel villaggio, e Alina si sentiva sempre più a suo agio in quella nuova vita. Eppure, sapeva che il suo passato non poteva restare nascosto per sempre. Gli occhi attenti di Liam sembravano leggerle dentro, e ogni conversazione con lui la spingeva più vicina al confine tra verità e bugie.
Una mattina, mentre aiutava Marta a scaricare le casse di provviste dal mercato, notò un gruppo di viaggiatori appena arrivati in paese. Tra di loro c’era un uomo alto con una giacca decorata e uno stemma che Alina riconobbe immediatamente: era un emblema reale, appartenente alla guardia del palazzo.
Il sangue le si gelò nelle vene. Si affrettò a finire il suo compito, tenendo lo sguardo basso, ma non poté fare a meno di ascoltare i loro discorsi.
“Abbiamo cercato ovunque,” disse l’uomo dallo stemma. “Il re non sarà contento se non troviamo la principessa. Dobbiamo perlustrare anche questo villaggio.”
Il cuore di Alina batteva all’impazzata. Sapeva che non avrebbe potuto nascondersi per sempre, ma non era ancora pronta a lasciare tutto. Non ora.
Capitolo 8: La Confessione
Quella sera, Liam bussò alla porta della stanza di Alina. Quando lei aprì, lo trovò con un’espressione seria, quasi preoccupata.
“Posso entrare?” chiese.
Lei annuì, facendolo accomodare. Liam si guardò intorno, come se cercasse le parole giuste. “Oggi ho visto degli uomini in piazza. Sembravano… diversi. E ho sentito qualcosa. Parlavano di una principessa scomparsa.”
Alina si irrigidì, abbassando lo sguardo. Non rispose, ma Liam continuò: “Sono venuti qui per te, vero?”
Il silenzio che seguì fu più eloquente di qualsiasi parola. Liam si avvicinò, abbassandosi per guardarla negli occhi. “Alina, chi sei davvero?”
Lei si sedette sul bordo del letto, le mani che tremavano. Non aveva mai voluto coinvolgerlo, ma ora non aveva scelta. “Sono… sono la principessa del regno. Sono fuggita dal palazzo perché non volevo essere costretta a sposare qualcuno che non amavo. Volevo vivere come una persona normale, anche solo per un po’.”
Liam la fissò, il viso impassibile. Poi si alzò e fece un passo indietro. “Hai mentito a tutti noi. A me.”
“Non era mia intenzione,” disse lei, con le lacrime agli occhi. “Volevo solo trovare un po’ di libertà. Un po’ di pace.”
“Libertà?” ripeté Liam, amaro. “Hai idea di quanto valga per chi come me ha dovuto lottare per tutto? E tu, una principessa, te ne sei andata solo perché non volevi affrontare i tuoi doveri?”
Le sue parole la ferirono più di quanto volesse ammettere. Ma non poteva biasimarlo. “Non sto cercando di giustificarmi,” disse, la voce rotta. “Capisco se sei arrabbiato. Ma quello che ho trovato qui… quello che ho trovato con te… è stato vero. Per me, è stato vero.”
Liam esitò, combattuto. Alla fine, scosse la testa. “Devo pensarci.” E se ne andò, lasciandola sola con i suoi pensieri.
Capitolo 9: La Minaccia
La calma del villaggio fu interrotta il giorno successivo, quando gli uomini del re iniziarono a fare domande in giro. Marta tornò in taverna con il viso teso. “Alina, dobbiamo parlare.”
Alina sapeva già cosa stava per dirle. “Ho sentito,” disse piano.
Marta si sedette accanto a lei, posandole una mano sulla spalla. “Ascolta, ragazza mia. Non so cosa tu stia scappando, ma se questi uomini ti trovano qui, potrebbero creare problemi a tutti noi. Devi decidere cosa fare.”
Alina annuì, ma non riusciva a pensare a una soluzione. La sua mente tornava sempre a Liam, e alle parole che si erano scambiati. Non poteva lasciare il villaggio senza sistemare le cose con lui.
Quella sera, andò alla fucina. Liam era lì, intento a lavorare su un pezzo di metallo incandescente. Quando la vide, il suo viso si fece rigido.
“Non dovresti essere qui,” disse, senza guardarla.
“Liam, ti prego, ascoltami.”
Lui posò il martello, fissandola con uno sguardo che mescolava rabbia e dolore. “Perché sei qui, Alina? Per spiegarti ancora?”
“Per chiederti scusa,” disse lei, avvicinandosi. “E per dirti che non importa cosa accadrà. Tu sei l’unica persona che mi abbia mai trattata come qualcuno di normale. Come qualcuno di reale. E per questo, ti sarò sempre grata.”
Liam rimase in silenzio per un lungo momento, poi sospirò. “Non so cosa pensare di tutto questo. Ma non posso ignorare ciò che provo per te, anche se non voglio.”
Le sue parole riaccesero una scintilla di speranza in Alina. “Allora aiutami,” disse, implorante. “Aiutami a sistemare tutto.”
Capitolo 10: Il Confronto
Il giorno seguente, il villaggio era immerso in un’atmosfera carica di tensione. Gli uomini del re si erano stabiliti nella piazza, interrogando i cittadini uno per uno. Alina osservava tutto da una finestra della taverna, il cuore che batteva all’impazzata. Non voleva mettere in pericolo nessuno, ma sapeva che il tempo per nascondersi era finito.
“Lasciali cercare,” disse Marta, entrando nella stanza. “Non troveranno niente se non ti fai vedere.”
“Non posso farlo,” rispose Alina, girandosi verso di lei. “Non posso continuare a nascondermi e far rischiare gli altri al mio posto. È il momento di affrontarli.”
Marta la guardò a lungo, poi annuì. “Se è quello che vuoi fare, non sarai sola. Ma stai attenta, Alina. Questi uomini non sono qui per parlare.”
Prima che potesse rispondere, un colpo alla porta principale interruppe il loro dialogo. “Per ordine del re, aprite questa porta!” gridò una voce autoritaria dall’esterno.
Alina si affrettò a scendere le scale. Quando Marta aprì la porta, due soldati entrarono, seguiti dal comandante. Il suo sguardo tagliente si posò immediatamente su Alina.
“Principessa Alina,” disse, con un tono tanto rispettoso quanto inflessibile. “Abbiamo ordini di riportarla a palazzo. La sua fuga è finita.”
Alina si fece avanti, alzando il mento. “Non tornerò contro la mia volontà. Ho lasciato il palazzo perché non voglio essere costretta a un destino che non ho scelto.”
Il comandante ridacchiò, scuotendo la testa. “Le sue scelte non contano, Altezza. Il re ha deciso per il bene del regno, e lei tornerà con noi. Che lo voglia o no.”
“Non se posso evitarlo.”
La voce di Liam risuonò nella sala, mentre entrava dalla porta posteriore. Si mise tra Alina e i soldati, fissando il comandante con uno sguardo deciso.
“Chi è questo uomo?” chiese il comandante, ridendo.
“Un fabbro,” rispose Liam. “E qualcuno che non lascerà che la principessa venga trascinata via senza combattere.”
Il comandante estrasse la spada, e in un istante la tensione esplose. Marta gridò agli altri di uscire dalla taverna, mentre i soldati si prepararono a intervenire. Alina afferrò un attizzatoio vicino al camino, pronta a difendersi.
La lotta fu breve ma intensa. Liam, forte e determinato, riuscì a disarmare uno dei soldati, mentre Marta colpì un altro con una padella. Alina, nonostante la paura, si mosse con rapidità, bloccando il comandante prima che potesse avvicinarsi troppo.
Alla fine, i soldati rimasti si ritirarono, lasciando il comandante a terra, prigioniero.
Capitolo 11: Il Ritorno al Palazzo
Con il comandante legato e sotto controllo, Alina si rese conto che la situazione era diventata insostenibile. Non poteva più rimanere nel villaggio.
“Devo tornare al palazzo,” disse, guardando Liam e Marta.
“È una follia,” protestò Marta. “Se torni, potrebbero costringerti a sposare quel principe o, peggio, punirti per essere fuggita.”
“Lo so,” rispose Alina. “Ma non posso continuare a nascondermi. Devo affrontare mio padre e dirgli cosa voglio davvero. È l’unico modo per mettere fine a tutto questo.”
Liam si fece avanti, il volto teso. “Non andrai da sola. Ti accompagnerò.”
“Liam, non devi farlo. Hai già rischiato troppo,” disse Alina, cercando di dissuaderlo.
“Non ti lascerò affrontare tutto questo da sola,” rispose lui con fermezza.
E così, all’alba del giorno successivo, partirono insieme per il palazzo, lasciando il villaggio dietro di loro.
Capitolo 12: Il Coraggio dell’Amore
La sala del trono era avvolta da un silenzio teso. Alina, con il cuore in gola, si trovava al centro della stanza, accanto a Liam. Davanti a lei, il re, suo padre, sembrava una statua di pietra, il volto scolpito nella severità, ma i suoi occhi tradivano un’emozione che non mostrava spesso: il conflitto.
“Padre,” iniziò Alina, con voce ferma, anche se dentro di sé tremava. “Non sono tornata per sfidarti, né per mancare di rispetto al mio ruolo. Ma ho trovato qualcosa di prezioso, qualcosa che non posso ignorare. Ho trovato la libertà di essere me stessa. E ho trovato l’amore.”
La parola “amore” fece sollevare qualche sopracciglio tra i consiglieri, ma Alina continuò, senza badarci.
“Liam mi ha mostrato cosa significa vivere con dignità, con coraggio. Non chiedo che tu approvi la mia scelta, ma chiedo che tu la rispetti. Ti prego di non giudicarlo solo per il suo rango, ma per la sua anima.”
Liam, accanto a lei, fece un passo avanti, il suo sguardo saldo. “Maestà, non posso offrire ricchezze o titoli. Posso solo promettere che amerò vostra figlia con tutto me stesso e che la proteggerò con la mia vita. Non è forse questo ciò che ogni padre desidera per sua figlia?”
Il re li osservò entrambi per un lungo momento. La tensione nella sala era quasi palpabile. Poi, con un lento respiro, il re si alzò dal trono.
“Alina,” disse, la voce grave. “Sei sempre stata diversa dagli altri. Più coraggiosa, più determinata. Forse è proprio questo che ti rende unica.” Fece una pausa, guardando Liam. “E tu, fabbro, hai dimostrato più onore e coraggio di molti uomini qui presenti. Non posso ignorarlo.”
La sala trattenne il fiato mentre il re si avvicinava ai due. Poi, con un gesto lento, posò una mano sulla spalla di Liam.
“Vi do la mia benedizione,” disse. “Ma sappiate che questa scelta non sarà facile. Alina, resterai mia figlia, ma il tuo futuro sarà tuo. E Liam… benvenuto nella famiglia reale.”
Epilogo: Una Felicità Meritata
Il ritorno al villaggio fu accompagnato da una gioia che nessuno poteva trattenere. Alina e Liam decisero di costruire la loro vita insieme lì, in quel luogo che li aveva fatti incontrare. Nonostante ciò, il legame con il palazzo non si spezzò mai del tutto.
Il re visitava spesso la coppia, portando con sé consigli, storie, e persino un sorriso più sincero di quello che Alina aveva mai visto sul suo volto.
Anni dopo, Alina e Liam costruirono una famiglia e una comunità che si ispirava alla loro storia: quella di una principessa e di un fabbro che, sfidando ogni aspettativa, scelsero l’amore sopra ogni altra cosa.
Mentre osservavano i loro figli giocare nel prato al tramonto, Liam prese la mano di Alina e le sussurrò: “Alla fine, tutto questo è stato possibile solo grazie al tuo coraggio.”
E lei, con gli occhi pieni di luce, rispose: “È stato possibile grazie a noi.”
E così, vissero felici e contenti, in un regno che aveva imparato ad amare non per la sua forza, ma per il suo cuore.
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