Prologo
La pioggia cadeva incessantemente, tamburellando sui tetti di cemento e sui vicoli bui di una città che sembrava addormentata, inconsapevole del male che si nascondeva dietro l’angolo. Le gocce d’acqua scivolavano lungo i vetri sporchi, mescolandosi alla polvere e al fango, quasi a voler cancellare i segreti che la notte custodiva. Ma alcune cose non potevano essere cancellate, non così facilmente.
Una figura solitaria camminava a passo deciso tra le strade deserte, avvolta in un lungo cappotto scuro che si mimetizzava con l’oscurità. Nessuno lo notava, nessuno si sarebbe mai ricordato di lui. Un fantasma tra i fantasmi della città. Le sue mani, nascoste nelle tasche, stringevano un piccolo oggetto, freddo al tatto. Lo sentiva pulsare sotto le dita, come se possedesse una vita propria, ma l’uomo lo ignorava, concentrato solo sulla sua destinazione.
Le luci al neon di un vecchio locale da poker brillavano in lontananza, un riflesso distorto nel fiume di pioggia che scorreva verso i tombini. Il locale era lì, come sempre, un faro per chi cercava disperazione o una via di fuga. E proprio lì si sarebbe consumato il primo atto di un piano che avrebbe messo in ginocchio l’intera città.
L’uomo raggiunse la porta laterale, spingendola con calma. Nessuno lo avrebbe fermato. Nessuno poteva immaginare ciò che stava per accadere.
Un sibilo appena udibile si propagò nell’aria. Il coltello che teneva ora nella mano destra rifletteva la fioca luce del locale, un bagliore fugace prima che tutto sprofondasse nel caos. La vittima non ebbe nemmeno il tempo di capire cosa stesse succedendo. Un movimento fulmineo, un colpo preciso, e la vita si spense negli occhi dell’uomo a terra.
«È solo l’inizio», sussurrò l’assassino, guardando il corpo senza vita davanti a sé. Poi si allontanò con calma, come se nulla fosse accaduto.
Quella notte, la città era cambiata per sempre. Ma nessuno lo sapeva ancora.
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