Non c’è nulla dopo la morte. Questo è quello che Jonathan Blake aveva sempre creduto. Nessun paradiso, nessun inferno. Solo il buio eterno, un vuoto in cui dissolversi per sempre. Quando la lama gli trafisse il petto, ebbe il tempo di pensare che finalmente tutto sarebbe finito.
Ma non fu così.
Si risvegliò in un luogo che non aveva forma, in una luce che non scaldava, con un peso che non sapeva spiegare. Davanti a lui c’era un essere che non poteva essere umano. Non era un uomo né una donna, e i suoi occhi, troppo profondi per essere guardati, scrutavano dentro di lui come lame.
“Jonathan Blake,” disse quella figura, la voce come un tuono soffocato. “La tua vita è stata un fiume di sangue. Ma non è ancora finita.”
Jonathan rise, una risata amara che risuonò nel vuoto. “Finita o no, non ho rimpianti.”
La figura non mostrò emozione. “Non hai rimpianti, ma hai un’anima. E quell’anima deve essere giudicata. Ti è stata concessa un’opportunità che non meriti, ma che potresti usare. Otto anime spezzate attendono il tuo aiuto. Se riuscirai a salvarle, il peso del tuo passato sarà bilanciato. Se fallirai, la tua esistenza sarà cancellata per sempre.”
Jonathan smise di ridere. Non perché avesse paura dell’oblio, ma perché non comprendeva. “Perché io?” chiese. “Non sono un uomo buono. Non ho mai fatto nulla per meritarmi una seconda possibilità.”
“Non sei qui per meriti,” rispose la figura. “Sei qui per scegliere chi vuoi essere, ora che non hai più nulla.”
Jonathan abbassò lo sguardo. Non aveva mai avuto paura della morte, ma quelle parole lo lasciarono inquieto. Per la prima volta, il peso delle sue azioni lo sfiorò, come un’ombra che prometteva di diventare molto più pesante.
E così iniziò il suo viaggio. Non per redenzione, non per perdono, ma per scoprire se, anche dopo tutto quello che aveva fatto, c’era ancora qualcosa dentro di lui che poteva essere salvato.
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