Il fiume serpeggiava dolcemente attraverso le verdi valli di Lembriar, un piccolo villaggio che aveva sempre respirato a ritmo delle sue correnti. Per gli abitanti, l’acqua che scorreva silenziosa era vita, una costante rassicurante, eppure c’era qualcosa di diverso in quel fiume, qualcosa che sussurrava promesse antiche a chi aveva la pazienza di ascoltare.
Fin da bambino, Arin aveva amato trascorrere i pomeriggi lungo le rive, osservando la luce del sole che giocava sull’acqua, ascoltando il leggero mormorio che sembrava raccontare storie lontane. Per molti il fiume era semplicemente una fonte d’acqua, una via per il commercio, un confine naturale. Ma per Arin, era diverso: c’era un mistero nelle sue acque, una sensazione di qualcosa di più grande, di qualcosa di eternamente in attesa di essere scoperto.
Quando un viaggiatore venne al villaggio, con gli occhi pieni di paura e storie di ombre che si avvicinavano dalla montagna, Arin percepì che quel richiamo che aveva sempre sentito lungo le sponde stava crescendo, diventando un grido silenzioso. Il fiume era in pericolo, e con esso tutto ciò che di magico si celava tra le sue onde.
Fu quella notte che Arin sognò il fiume che cambiava corso, tramutandosi in un serpente d’acqua che lo guidava verso una cascata luminosa. Una voce, dolce come il vento tra i rami, gli parlò nel sogno: “Solo chi vede con il cuore potrà trovare la risposta. Solo chi ascolta potrà salvare l’incanto.”
Svegliatosi con il cuore in tumulto, Arin sapeva che il tempo era giunto: doveva seguire il richiamo delle acque. Doveva partire.
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