Prologo: Il Crepuscolo degli Dèi
Le montagne sacre si stagliavano alte sopra le nuvole, con i loro templi in marmo bianco risplendenti al tramonto. Questo era il dominio degli dèi: inviolabile, maestoso, avvolto da un’aura di sacralità e terrore. Per troppo tempo, l’umanità aveva vissuto con la testa china, schiacciata sotto il peso di divinità insensibili. Gli dèi si consideravano esseri superiori, destinati a governare, mentre gli uomini erano semplici pedine, destinate a servire o a essere sacrificate per il loro divertimento.
Al crepuscolo, l’aria nelle città e nei villaggi era pregna di tensione. Ogni giorno il sole si ritirava dietro le montagne sacre, lasciando la Terra in un’ombra che sembrava più lunga e più opprimente, come se il potere degli dèi fosse una notte che non lasciava mai spazio alla vera alba. Nel villaggio di Theoros, le campane del tempio risuonavano con tono cupo, annunciando la scelta del “Tributo di Vita”. Questo era un rituale annuale, un sacrificio umano che gli dèi esigevano come segno di devozione e sottomissione.
La famiglia di Arion era stata scelta. Nessuno sapeva come il destino decidesse i sacrifici: forse il volere degli dèi era arbitrario come il lancio di un dado divino, forse era la punizione per qualche presunto peccato. Ciò che era certo era la disperazione che piombava sulla casa degli scelti. Arion, ventenne dai capelli scuri e dagli occhi ardenti, non poteva accettare di vedere la sorella minore, Lyria, consegnata agli altari. Lyria aveva solo dodici anni, un’età troppo fragile per essere offerta agli dèi, troppo innocente per essere spezzata.
La notte prima del sacrificio, Arion si aggirava come un’ombra attorno alla casa, incapace di trovare pace. Mentre il buio calava, un’inaspettata visita giunse: il vecchio Telem, il saggio del villaggio. Telem era un uomo fragile, dalla barba lunga e bianca come la neve, che si era sempre tenuto lontano dalle questioni dei più giovani. Ma quella notte bussò alla porta di Arion, e nei suoi occhi brillava un’urgente speranza.
“Arion,” disse con una voce roca ma determinata, “non devi accettare questo destino. Non per Lyria, non per nessun altro.” Pose una pergamena avvolta in pelli logore tra le mani di Arion. “Questa mappa conduce a un luogo segreto, a una fonte di potere che gli dèi temono, un segreto dimenticato nei secoli. Solo chi è disposto a rischiare tutto può spezzare le catene che ci legano.”
Arion studiò Telem, cercando il senso delle sue parole. Quelle promesse di liberazione sembravano impossibili, frutto di un delirio senile. Ma le lacrime di sua madre e gli occhi terrorizzati di Lyria gli diedero il coraggio di ascoltare. Doveva provare. Doveva credere che ci fosse un modo per cambiare il destino.
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